Dipendenza affettiva e relazioni tossiche

Imparare a gestire il Craving

Come conoscere ed affrontare il desiderio e l'urgenza di consumare e prevenire la ricaduta.

Descrizione

Il craving è il desiderio impulsivo, impellente, incontrollabile, urgente per una sostanza, un cibo o qualunque oggetto-comportamento gratificante. Diventiamo dipendenti da oggetti, sostanze e comportamenti che hanno capacità dopaminergiche, cioè che sviluppano dopamina, una molecola che produce gratificazione e piacere. Capire come gestire il craving è un passo fondamentale nella cura di ogni dipendenza.

Il craving si presenta come voglia o tensione interna che precede il comportamento consumatorio, che può essere l’assunzione di una sostanza o la messa in atto del comportamento, come giocare d’azzardo o guardare pornografia, in un desiderio che porta a consumare.

Il craving rappresenta uno dei motivi per cui è così difficile, in alcuni momenti, rimanere lontani dall’oggetto della dipendenza ed astinenti e si rivela fondamentale trattarlo nel percorso di psicoterapia.

Nelle dipendenze affettive, ad esempio, il craving è la sensazione di un disagio psicofisico provocato dall’assenza della persona oggetto d’amore. Per sperimentare craving, in questi casi, basta restare inaspettatamente soli o non ricevere un messaggio o un segnale, per sperimentare ansia e panico
incontrollabili e la paura di un abbandono definitivo.

Sto seguendo una paziente che ha perso il lavoro per l’impossibilità di staccarsi dal telefono, avendo bisogno di controllare continuamente lo schermo per vedere se il partner le avesse scritto.

Come affrontare allora la bramosia, l’urgenza di usare, di consumare l’oggetto della dipendenza quando emerge il craving?

Imparare a gestire il craving permette di mantenere l’astinenza e non ricadere. Diversi studi riferiscono come maggiormente si conosce il proprio craving e le sue modalità e più ci si lavora maggiori sono le possibilità di affrontarlo e fronteggiarlo, evitando così di ricadere nella dipendenza. (Drummond, 2000; Giilberto Gerra, Amir Zaimovic 2002)

Il craving è un’esperienza normale legata alle dipendenza che emerge quando stimoli particolari (trigger) attivano il nostro cervello e spingono a ricercare l’oggetto della dipendenza. Questo desiderio di consumare ha una durata limitata nel tempo: appare come un onda che piano piano decresce nella durata e nella intensità.

Si possono distinguere due tipi di craving.

  • Craving negativo: il desiderio scaturisce dalla preoccupazione di evitare l’astinenza. Ho il desiderio di consumare per non stare male.
  • Craving positivo il desiderio si basa sull’aspettativa di una gratificazione. Ho voglia di consumare per stare bene e ricevere piacere (Petrakis, 1999).

Gestire il craving con l’aiuto del diario di automonitoraggio

Nel percorso di psicoterapia e riabilitazione dalle dipendenze patologiche abbiamo bisogno di strumenti di viaggio che ci orientino ed accompagnino. In questo viaggio di scoperta di se stessi appare di fondamentale importanza automonitorarsi: i diari di automonitoraggio servono, in questo viaggio di cura, di cambiamento o ritrovamento, per accrescere la consapevolezza delle dinamiche sottese ad un comportamento. Ci aiutano a guardare cosa si cela sotto o dietro al craving. Questi diari sono strumenti che ci aiutano a guardare dentro di noi e ad essere maggiormente esperti di noi stessi e ci aiutano a capire come il desiderio di un oggetto o di una sostanza è espressione di un bisogno più profondo. Spesso il bisogno di evitare disagio o sofferenza, cercando sollievo da emozioni difficili o il bisogno di piacere e benessere.

Riconoscere i bisogni sottostanti al craving permette di svelare la natura ingannevole della dipendenza come rifugio e cura e di favorire la presa di coscienza dei bisogni insoddisfatti nella propria esistenza.

Il diario di automonitoraggio è un modo semplice, veloce ed efficace per fare un viaggio dentro di sé ed arrivare a comprendere cosa avviene nel proprio stato emotivo interno.

Come si fa? In realtà è piuttosto facile. Il diario di automonitoraggio è un modo agevole, veloce ed estremamente efficace per fare un viaggio dentro di sé, aumentare la propria capacità introspettiva e raccogliere informazioni preziose riguardo se stessi: ci si osserva durante la giornata e si annotano sul diario le diverse occasioni su cui abbiamo posto l’attenzione durante i colloqui di psicoterapia.
Le osservazioni raccolte attraverso la compilazione del diario di automonitoraggio diventano bussola: forniscono riferimenti e spunti preziosi per costruire delle strategie di intervento pratiche e su misura, calate sul reale contesto di vita della persona.

Diario del craving

Diversi studi riferiscono come maggiormente si conosce il proprio craving e le sue modalità, maggiori sono le possibilità di affrontarlo e fronteggiarlo, evitando così di usare. Più compiliamo il diario del craving, maggiore sarà la capacità e possibilità di fare fronte e superare il forte desiderio per una sostanza o oggetto.

Nel diario del craving l’auto osservazione riguarda le situazioni che sapranno destare un forte desiderio di usare la sostanza di abuso, il momento in cui è insorto, le emozioni, i pensieri, l’intensità e la durata di questo desiderio.

Strategie per affrontare il craving

Quando sei in craving, quando emerge il desiderio impellente di consumare quali sono le strategie per affrontare il craving? Vediamone insieme qualcuna:

  • Rilassati
  • Distraiti e concentrati su altro: parla con qualcuno, fai una telefonata o manda un messaggio, ascolta musica, cammina.
  • Immagina come ti senti bene quando riesci a resistere all’impulso di consumare.
  • Rimanda e sposta l’uso di 10 minuti, poi di 15 allargando, man mano, l’asse temporale.
  • Sostituisci le immagini mentali legate agli aspetti piacevoli della dipendenza con immagini negative e spiacevoli, tipo immagina una delle conseguenze negative che ha avuto la dipendenza nella propria esistenza.
  • Ridimensiona l’urgenza, pensando che il craving è un onda che si può cavalcare ed affrontare. Bisogna imparare a cavalcarla e farci surf sopra!

Se vuoi aiuto o vuoi approfondire il tema, puoi scrivermi o contattarmi telefonicamente per un consulto.

Riferimenti:

  • APA American Psychological Association, DSM 5. Diagnostic and Statistical manual of mental disorder, American Psychiatric Publishing.
  • S. Bowen, N. Chawla, G.A. Marlatt Mindfulness e comportamenti di dipendenza, Raffaello Cortina editore, 2011.
  • National Institute of Mental Health
  • (a cura di) Bignamini E., La Dipendenza da Sostanze, Edizioni Publiedit, Cuneo, 2006.
  • W. Mascetti in Bara B.G., Nuovo manuale di psicoterapia cognitiva, Bollati Boringhieri, Torino, 2005.

© Psicoterapeuta e psicologa Jessica Ferrigno