Dipendenza affettiva e relazioni tossiche

Neurobiologia nella Dipendenza Affettiva e nelle relazioni tossiche: cosa succede nel cervello.

Capire cosa accade nel nostro cervello per comprendere ed uscire dalle relazioni tossiche

Dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva, conosciuta anche come love addiction, rientra nelle nuove dipendenze in cui l’oggetto non è una sostanza stupefacente, ma un comportamento o un’attività. In questo articolo verrà trattato il tema della dipendenza affettiva e le correlazioni tra violenza e relazioni tossiche.

L’oggetto della dipendenza affettiva riguarda l’amore e si esprime attraverso una precisa modalità patologica di vivere le relazioni: chi soffre di dipendenza affettiva arriva a negare i propri bisogni e a sacrificare la propria vita per non perdere l’altro, perché senza il partner l’esistenza e la vita perdono di senso. “Nulla ha senso senza di lui/lei”, “non posso vivere senza di lui/lei” sono alcune delle frasi maggiormente pronunciate da chi soffre di dipendenza affettiva.

Un certo grado di dipendenza dagli altri è normale, soprattutto nelle fasi iniziali dell’innamoramento, ma nei casi di love addiction l’altro l’altro diventa una droga. Nell’innamoramento si vuole il bene dell’altro; nella dipendenza affettiva, invece, si ha bisogno dell’altro, (JF, https://www.guidapsicologi.it/articoli/la-dipendenza-affettiva-il-disamore-per-se-stessi, 18 novembre 2018)

Il legame con un partner abusante cambia il nostro cervello

Perché ci si fa male continuando a stare in una relazione tossica? Perché sono stat* così tanti anni con questa persona nonostante tutto il male e lo schifo? Perché mi sono lasciat* umiliare, maltrattare e non mi sono staccat*? Sono domande che risuonano lancinanti nelle vittime e che si affrontano in terapia.

Durante gli anni di esperienza clinica mi sono resa conto di quanto spesso si parli di dipendenza affettiva, nonostante in realtà vi sia scarsa conoscenza su cosa questa sofferenza comporti e come funzioni a livello cerebrale. Come mi capita con le tossicodipendenze, così la dipendenza affettiva è vissuta ed interpretata come una debolezza morale; chi soffre di dipendenza affettiva è visto come debole, inadeguato, sbagliato, colpevole, tutte connotazioni che presuppongono un giudizio morale che portano ad una visione fondata su una idea colpevolizzante, in obbedienza al binomio buono-cattivo, giusto-sbagliato. “Se l’è cercata, è una persona debole, non vuole cambiare”, sono tipiche affermazioni legate alle dipendenze.

Nella mia esperienza clinica ho visto come le persone colpite da dipendenza affettiva provino profonda vergogna e senso di colpa, sentendosi deboli, falliti, perdenti. La verità è che non conoscono affatto cosa accada nel proprio cervello quando sviluppano una dipendenza affettiva.

Come clinico, avverto forte la necessità di inquadrare dal punto di vista scientifico il concetto. Per capire perché una persona vittima di violenza psicologica rimanga agganciata ad una relazione disfunzionale dobbiamo avvicinarci alla neurobiologia e capire ciò accade nel cervello, per comprendere appieno le difficoltà che si incontrano ad uscire da una relazione tossica. Il legame con un partner violento ed abusante arriva a trasformare il nostro cervello. Nella realtà, soltanto quando non si conosce i meccanismi che accadono nel nostro cervello in caso di dipendenza, si giudica il comportamento in base al concetto di giusto o sbagliato.

Violenza e relazioni tossiche: cosa accade nel nostro cervello

Durante una relazione affettiva ed amorosa, soprattutto nella fase iniziale dell’innamoramento, vengono prodotte in grande quantità alcune sostanze, avente funzione di neurotrasmettitori, che studi neurobiologici hanno dimostrato essere coinvolti nelle dipendenze da droghe connesse alle esperienze di piacere, benessere, euforia.

Se la relazione amorosa è all’interno di una relazione disfunzionale o tossica i livelli di queste sostanze aumentano in maniera esponenziale.  È proprio ciò che accede nel nostro cervello: è la biochimica cerebrale che aggancia e blocca una persona in una relazione tossica con un partner abusante e in una dipendenza affettiva!

Le sostanze che vengono prodotte sono la feniletilamina, ossitocina, dopamina, cortisolo, adrenalina, norepinefrina, serotonina che ora guardiamo nel dettaglio:

  • Feniletilamina (PEA): neurotrasmettitore che induce effetti simili alle anfetamine (in quanto agisce sugli stessi recettori delle anfetamine) e che viene rilasciato nei momenti di euforia. Soprattutto nella fase dell’innamoramento vediamo che ne viene rilasciata una grande quantità nel cervello degli innamorati. Il rilascio di Pea spiega le varie sensazioni e le diverse modificazioni fisiologiche che si provano nell’innamoramento, come tachicardia, insonnia, eccitazione. Non a caso la fase dell’innamoramento è chiamata anche “love drug”. Tale effetto è solitamente temporaneo, non dà luogo ad situazione permanente. Ma nelle relazioni tossiche, dove vi è un continuo rinforzo intermittente, oscillante tra innamoramento e svalutazione, tra desiderio, appagamento e punizione, la vittima è perennemente sotto effetto di questo neurotrasmettitore. Il rilascio di Pea nel nostro cervello spiega perché desideriamo intensamente la persona amata, sia l’intenso dolore nell’interrompere la relazione.
  • Ossitocina: chiamata ormone dell’amore, consente il legame tra madre e figlio, ed è molto importante nelle relazioni sentimentali, promuovendo l’attaccamento e la fiducia. Vi è un rilascio di ossitocina durante gli incontri sessuali e durante l’orgasmo. Nelle relazioni tossiche il sesso, soprattutto nella fase iniziale di idealizzazione ed innamoramento, è molto intenso e presente, contribuendo a determinare un legame sessuale importante e profondo che concorre a produrre ulteriore ossitocina, creando così sempre più attaccamento tra la vittima ed il partner abusante.
  • Dopamina: studi neurobiologici hanno dimostrato come le stesse aree cerebrali e gli stessi neurotrasmettitori coinvolti nelle dipendenze da sostanze sono attivi nella dipendenza affettiva. La dopamina è legata al piacere ed alla ricompensa: tutto ciò che provoca piacere aumenta la dopamina, il neurotrasmettitore che si produce con l’assunzione di sostanze stupefacenti (come la cocaina), ed è proprio la dopamina il principale responsabile della dipendenza da sostanze e tutti gli altri comportamenti derivati. Il cervello, infatti, è progettato per ricercare e ripetere ciò che serve per la sua sopravvivenza; quando mettiamo in atto comportamenti legati alla sopravvivenza, come mangiare, fare sesso e riprodurci, la natura ha previsto meccanismi che rinforzano questi comportamenti, grazie ai quali la specie sopravvive.

    In altre parole, il cervello ricompensa e rilascia dopamina, in grado di produrre sensazioni di forte piacere e benessere ogni volta che facciamo qualcosa di utile per la nostra sopravvivenza. Questo meccanismo, chiamato di ricompensa, è il nucleo profondo che induce tutti i comportamenti di dipendenza ed è a sua volta collegato con i centri della memoria, i centri della motivazione e del controllo. Stiamo parlando di un aspetto fondamentale da valutare per riuscire a guardare con buone lenti la dipendenza: essendo i centri della gratificazione collegati con i centri della memoria, le esperienze legate alle sostanze vengano registrate; il cervello, quindi, si organizza e prende a funzionare per la previsione della presenza della sostanza. Quando questa viene a mancare, il cervello protesta suscitando sensazione spiacevole che induce la persona a ripetere l’assunzione. 
  • Serotonina: è l’ormone che regola l’umore ed è coinvolta in diverse funzioni fisiologiche come il sonno, le funzioni cognitive e la sessualità. Nell’innamoramento si verifica una importante caduta dei livelli di serotonina e se l’innamoramento perdura, come abbiamo visto nel caso delle relazioni disfunzionali, questa caduta ha conseguenze dannose per la persona. Un basso livello di serotonina è associato a disturbi del tono dell’umore, con episodi di ansia e soprattutto di depressione; bassi livelli di questo ormone conducono ad un maggior coinvolgimento sessuale che causa rilascio di dopamina e ossitocina che determinano il legame con il partner abusante, in una spirale dove la vittima rimane sempre più intrappolata nella relazione tossica.
  • Adrenalina è rilasciata in esperienze legate alla paura ed al pericolo perchè attiva l’organismo migliorandone la reattività, accelerando frequenza e battito cardiaco, preparando alla reazione di attacco o fuga in tempi brevissimi. L’adrenalina è convolta nelle reazioni chimiche alla paura: paradossalmente, condividere violenza, panico e pericoli con il partner abusante contribuisce a far sì che il legame tossico divenga ancora più forte e saldo. La paura, infatti, crea un rilevante legame biochimico tra le persone che vivono ed affrontano le esperienze paurose. Quindi, più abbiamo paura del partner, più le reazioni cerebrali ci legano a lui.

La dipendenza affettiva è una patologia indotta

È la relazione tossica, abusante, che ci altera il cervello, lo modifica e fa diventare dipendenti dalla relazione stessa. Quando ci troviamo a contatto con certe dinamiche di coppia e disturbi di personalità o storie cliniche di dipendenza affettiva e relazioni tossiche, dobbiamo parlare di dipendenza indotta: vale a dire una dipendenza cerebrale che si sviluppa verso il partner abusante, dal momento che la relazione disfunzionale e violenta crea modificazioni biochimiche nel cervello delle vittime, produce ed aumenta in modo esponenziale i livelli di queste sostanze nel nostro organismo, contribuendo a sviluppare una dipendenza dal partner narcisista.

E’ dunque a causa di questa dipendenza indotta che le vittime non riescono a staccarsi dal persecutore; spesso, anzi, lo difendono e giustificano. E come nella dipendenza da cocaina la persona appare ambivalente, vorrebbe smettere ma nello stesso tempo non è in grado di farlo a causa della dipendenza cerebrale indotta, che si sviluppa verso il partner abusante.

Quando ascoltiamo storie dove una vittima rimane incastrata in una relazione violenta e maltrattante, non dobbiamo giudicare dinamiche e comportamenti con un giudizio morale. La dipendenza affettiva è una patologia, non è una debolezza. Non è “se l’è andata a cercare”, ma una malattia. La relazione con un partner abusante ci cambia il cervello, lo modifica. E’ questa la lente con cui analizzare questa ferita.

Sistema di rinforzo intermittente positivo

Il sistema di rinforzo intermittente positivo deriva dal gioco d’azzardo ed è un meccanismo cerebrale potentissimo che regola la dinamica che porta alla dipendenza e ben si esprime in uno scenario dove il fattore di dipendenza è il gioco d’azzardo.

Nella slot machine tirare la leva raffigura l’azione intermittente: si aspetta qualche secondo finchè le rotelle che producono le diverse combinazioni finiscono di girare, dopo di che si scopre se abbiamo vinto o meno. Ogni volta che vinciamo, riceviamo un rinforzo positivo e il nostro cervello produce dopamina, regalandoci sensazioni di benessere. Ogni volta che perdiamo, continuiamo a giocare cercando di riottenere la gratificazione e ricompensa, e ricevere nuovamente dopamina, meccanismo che rinforza e ci porta al giocare nuovamente.

Questo potente sistema di rinforzo intermittente ci porta a giocare in modo compulsivo, oppure ad accadere allo smartphone ed ai social network in modo insistente, tenendoci incollati allo schermo. Nella dipendenza affettiva, come nelle slot machine, ci rinforziamo quando riceviamo qualche parola buona, un complimento e aspiriamo ad ottenere gratificazione e ricompensa aspettando di ricevere nuovamente quella dose di dopamina.

Tale dinamica che si ripete ci porta a restare continuamente in quella relazione, come in attesa davanti alla slot machine, sperando di vincere ed ottenere gratificazione. Per questo rimaniamo agganciati ad una relazione spesso maltrattante, che non ci regala nulla per molto tempo, se non qualche piccola parola e gratificazione ogni tanto, come le vincite alla slot. Ci si ritrova così imprigionati in relazioni disfunzionali, tanto che il nostro cervello ed il nostro comportamento vengono modificati da questa relazione, così come le sostanze stupefacenti trasformano il nostro cervello e il suo funzionamento.

Conseguenze sulla vittima di violenza e relazioni tossiche: il trauma bonding

Le vittime di violenze che si trovano incastrate nella dipendenza affettiva presentano il così detto trauma bonding, un legame caratteristico con il proprio carnefice, su base traumatica, che si rivela molto stretto ed intenso e che si sviluppa dopo aver vissuto forti esperienze emotive a cui la vittima è stata sottoposta (abusi, ricatti emotivi, violenza psicologica); in questo legame traumatico si attivano i relativi conseguenti squilibri cerebrali prima descritti, vere e proprie catene emotive che, per l’appunto, legano ed incatenano, tenendo le vittime imprigionate nei meccanismi di violenza e relazioni tossiche.

I segni e sintomi di trauma bonding sono, ad esempio, la tendenza a giustificare ciò che fa il partner abusante; l’ossessione dal partner che ferisce, umilia, abbandona e maltratta; lo sforzo continuo di piacere a qualcuno che usa e manipola; la ricerca costante della vicinanza e del contatto di chi, si sa, causerà altro dolore e afflizione; l’offerta di aiuto e supporto proprio a chi ci causa tanta sofferenza, a cui tuttavia dimostriamo profonda lealtà e fedeltà.

Il trauma bonding prende forma attraverso il miscuglio neurochimico che supporta la dipendenza affettiva ed è questo legame che incatena la vittima al proprio persecutore, creando un particolare ed unico modello di attaccamento.

La persona invischiata in un trauma bonding perde il contatto con la realtà e non è n grado di analizzarla lucidamente; essendo invischiata la vittima sa riconoscere cosa le faccia bene e cosa male. Per questo dal di fuori spesso risulta inammissibile l’incapacità della vittima di comprendere quanto male riceva, così come la volontà di continuare a vivere in queste dinamiche

Conclusioni

Le relazioni tossiche cambiano profondamente il cervello e la psiche delle vittime. Se non conosco i meccanismi neurobiologici che accadono nel nostro cervello si instaura una dipendenza da relazioni tossiche, rischio di giudicare invece di comprendere.

Le persone che incappano in relazioni disfunzionali sono come trasformate così come le persone che, ad un certo punto della loro vita, entrano in contatto con le sostanze e ne vengono profondamente cambiate. La droga ha un effetto trasformativo sul nostro cervello, che impara ad organizzarsi in modo da funzionare prevedendo la presenza della sostanza e, se la droga viene a mancare, è come se il cervello protestasse, suscitando nell’individuo sensazioni di disagio che portano la persona a ripeterne l’assunzione. Allo stesso modo funzionano le nelle dipendenze affettive: si ha bisogno di quella persona come di una droga.

Le varie campagne sulle dipendenze di solito propongono modelli di cura come “devi volerlo”, modelli che presuppongono una idea del cervello pressochè illeso e che, pulito dall’intossicazione, possa recuperare le sue funzionalità, potenzialità e risorse.

Dobbiamo smettere di pensare alla dipendenza come una debolezza, come incapacità, inadeguatezza. Dobbiamo cambiare sguardo e vedere la dipendenza affettiva come una malattia cos’ disturbante che da cambiare il nostro cervello, la nostra personalità, il nostro modo di vivere, di fidarci ei noi stessi e degli altri.

E’ fondamentale iniziare a guardare la persona colpita da una dipendenza affettiva come una persona malata. Non una persona debole, incapace, amorale, senza spina dorsale, ma una persona malata che ha sviluppato una dipendenza indotta ed ha bisogno di cura. Questa è la cornice entro la quale dobbiamo muoverci quando ci troviamo davanti al dolore e alla sofferenza d un soggetto dipendente: quella della patologia e quindi della cura.

Se ti sei riconosciuto in questa affermazioni e dinamiche, allora sei probabilmente in una relazione tossica ed hai bisogno di supporto. Se vuoi aiuto, puoi scrivermi o contattarmi telefonicamente per un consulto.

Riferimenti

Grazie al dr Danza per il prezioso contributo.

© Psicoterapeuta e psicologa Jessica Ferrigno

Domande e risposte

01

Perchè ci si fa male stando in relazioni tossiche?

Perchè la violenza psicologica e gli abusi caratteristici delle relazioni tossiche, cambiano il nostro cervello, inducendo dipendenza.

02

Come uscire da una relazione tossica?

Innanzitutto riconoscendo le caratteristiche modificazione cerebrali indotte da queste relazioni. Dopo di che, ha inizio il percorso!

03

Perchè è così difficile uscire da una relazione tossica e disfunzionale?

Perchè queste relazioni narcisistiche inducono dipendenza: la dipendenza affettiva.

04

Come aiutare chi è dentro una relazione abusante?

Sostenendo sempre la vittima, riconoscendo che soffre anche di una dipendenza affettiva ed in quanto tale è ambivalente: vorrebbe smettere, ma non può.